INDUSTRIA 5.0

Molti produttori sono ancora impegnati nello sviluppo di metodi per l’industria 4.0, ovvero l’interconnessione di nuove tecnologie tese a migliorare l’efficienza e la produttività, ma il progresso va avanti e l’industria 5.0 è già alle nostre porte.

Il nuovo modello d’impresa è caratterizzato dalla cooperazione tra macchine ed esseri umani e sarà contraddistinto dal fine ultimo di avere dei prodotti sempre più personalizzati alle richieste dell’utente finale e, qualitativamente, sempre più elevati. Gli elementi essenziali di questo modello sono:

  1. L’Industria 5.0 mira a supportare e non a sostituire gli umani: essa verte sull’integrazione nel mondo del lavoro dei “cobot” e delle applicazioni software intelligenti (bot). In particolare i “cobot”, a differenza dei robot attualmente utilizzati nei cicli di produzione, sono dei robot collaborativi, programmati per interagire con gli esseri umani in spazi di lavoro condivisi. Ai “cobot” verrebbero affidati i cosiddetti lavori in 3D: “dull” (ripetitivi), “dirty” (sporchi) e “dangerous” (pericolosi), con evidenti ricadute positive sulla salute dei lavoratori. Ma l’attività dei “cobot” non sostituirà i lavoratori “umani”, bensì andrà ad integrarsi con gli stessi per creare un ambiente di lavoro sempre più efficace ed efficiente;
  2. L’industria 5.0 punta ad un nuovo equilibrio tra efficienza e produttività: l’obiettivo di Industry 4.0 era quello di interconnettere macchine, processi e sistemi per la massima ottimizzazione delle prestazioni. L’obiettivo di Industry 5.0 è quello di affinare le interazioni collaborative tra uomo e macchina. Un esempio di miglioramento dell’efficienza e produttività potrebbe essere quello di un “cobot” che esegue una determinata attività mentre un sistema di telecamere ne registra i dati visivi ed un lavoratore completa tali attività dando disposizioni al sistema e, qualora la videocamera rilevi eventuali discrepanze visive, il lavoratore riceve un alert in modo da poter intervenire ed apportare le correzioni più opportune. Quindi, il lavoratore umano dirige ed il “cobot” esegue la parte più faticosa del lavoro;
  3. Le vulnerabilità dell’industria 5.0: il rischio di un incidente informatico è direttamente proporzionale all’incremento dell’automatismo e dell’interconnessione tra uomo e macchina e porta con sé il rischio di gravi danni, per l’eventuale interruzione della produttività, nonché costi, per il ripristino dei sistemi in caso di incidente. Restano, quindi, grandi protagoniste la cyber security (sicurezza informatica) e la conformità al Regolamento (UE) n. 2016/679 (o Regolamento Generale sulla Protezione dei dati, meglio noto come GDPR). In particolare, la cyber security, l’uso dei big data, l’internet of things e l’intelligenza artificiale, sono tutti argomenti chiave per una solida costruzione di processi produttivi efficienti e lo saranno anche nell’industria 5.0, seppur ancora molto sottovalutati dal punto di vista sia delle potenzialità che dei rischi. Ma il progresso non può essere bloccato: non resta allora che sperare che tutte le aziende sappiano saggiamente applicare i principi chiave del GDPR, tra cui la “privacy by design” ed il “risk based approach”.