INFORTUNI DEL SETTORE AGRICOLO

Il Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale dell’INAIL ha pubblicato un’altra interessante scheda in materia di infortuni, dalla quale apprendiamo che un quarto circa degli infortuni mortali avvenuti nel quinquennio 2011-2015 e registrati nella banca dati del Sistema Infor.MO riguardano il comparto agricolo.

 

Da una prima analisi dei casi si evince che tali eventi riguardano essenzialmente dei lavoratori che avevano un’esperienza pluriennale nella propria mansione. La distribuzione degli eventi per numero di addetti è fortemente sbilanciata verso le microimprese (da 1 a 9 addetti), che nel comparto agricolo raggiungono il 93%, valore nettamente superiore al corrispondente (59%) riferito agli altri ambiti di attività.

 

Le lesioni maggiormente frequenti sono lo schiacciamento, pari al 57% e le fratture, che ricorrono nel 25% degli infortuni. Tra le restanti cause, che si attestano su valori decisamente inferiori, si segnalano lesioni da elettricità e ferite (3,9% e 3,5%).

 

Il 72% dei decessi è stato registrato durante fasi lavorative caratteristiche del comparto (di cui il 16% nelle attività di movimentazione e stoccaggio di materiali quali rotoballe, insilati, attrezzature varie), mentre il restante 28% è avvenuto durante fasi accessorie al ciclo lavorativo quali il trasferimento da/verso il luogo di lavoro o la manutenzione di attrezzature, macchine e ambienti di lavoro.

 

Per quanto riguarda le modalità di accadimento di tali eventi, le casistiche maggioritarie sono le seguenti:

  • perdita di controllo di macchine / mezzi agricoli (49%), con conseguente ribaltamento e, in taluni casi, investimento di operatori a terra: in oltre i 3/4 degli infortuni, il mezzo di cui si perde il controllo è il trattore che nel 45,9% risulta essere collegato ad attrezzature (frese, trinciatrici, seminatrici, ecc.) o a cisterne e rimorchi. Nella quasi totalità dei casi, la perdita di controllo è collegata ad errori di manovra durante la conduzione dei mezzi (89,8%). Inoltre, nel 91,8% dei casi, agli errori di manovra si associano carenze strutturali delle attrezzature di lavoro quali, ad esempio, l’assenza di sistemi di protezione del posto guida e di ritenzione del conducente e, solo talvolta, le caratteristiche ambientali, non note all’inizio del ciclo lavorativo;
  • caduta di lavoratore dall’alto (15%): le cadute del lavoratore dall’alto avvengono per lo più da parti in quota di fienili, stalle, magazzini, vasche di raccolta, silos o serbatoi durante fasi di manutenzione degli stessi, ma si registrano anche eventi mortali in cui si cade da parti in altezza durante le fasi di lavoro tra cui prelievo e stoccaggio di materiali. L’analisi dei fattori causali evidenzia una mancata od inadeguata valutazione del rischio. Nelle attività di manutenzione, agli errori procedurali di accesso / stazionamento nel luogo in altezza, si affiancano spesso carenze delle caratteristiche strutturali degli stessi (portata dei tetti, assenza di opere provvisionali di protezione dal rischio di caduta dall’alto quali piani di calpestio e parapetti, ecc.) ed il mancato uso dei DPI richiesti;
  • contatto con organi lavoratori in movimento (12%): l’analisi degli infortuni conseguenti al contatto con organi in movimento mostra che nella quasi totalità dei casi si entra in contatto con attrezzature di lavoro (frese, seminatrici, zappatrici, miscelatori, ecc.) o con gli organi di trasmissione della forza a cui dette attrezzature risultano essere collegate (es. alberi cardanici collegati ad una trattrice). I fattori di rischio mostrano lacune sia procedurali che dei sistemi di protezione delle attrezzature, affiancate talvolta all’utilizzo di abbigliamento, privato o da lavoro, che facilita e peggiora le conseguenze del contatto.

 

Vediamo ora quali possono essere le misure preventive per le casistiche maggiormente evidenziate. Per il corretto utilizzo delle macchine e delle attrezzature impiegate nelle varie fasi lavorative, è indispensabile valutare i diversi aspetti, riferibili alle condizioni dei luoghi di lavoro in cui si opera, alle tipologie di macchine o mezzi da utilizzare rispetto alle lavorazioni specifiche ed alle modalità operative da mettere in atto. Solo l’utilizzo, in contemporanea, di un dispositivo che protegga l’operatore in caso di ribaltamento (telaio di protezione) abbinato ad un sistema di trattenuta del conducente (cinture di sicurezza) può garantire, in caso di capovolgimento del mezzo, la sicurezza dell’operatore al posto di guida.

 

Le misure preventive per i lavori su parti in quota variano a seconda che si tratti di manutenzione di strutture (tetti, fienili, stalle, magazzini, ecc.) oppure di prelievo e/o stoccaggio di materiali (rotoballe, ecc.). Occorre pertanto predisporre specifiche misure di sicurezza, dando priorità alle misure collettive rispetto alle individuali e tenendo conto della frequenza e durata dei lavori. Alcuni esempi di misure collettive, in aggiunta all’informazione / formazione dei lavoratori, sono la predisposizione di opportuna segnaletica, appropriati piani di camminamento ed idonee opere provvisionali quali parapetti dotati di tavole fermapiede. Nelle misure di protezione individuali rientrano tutti i dispositivi di ancoraggio, imbracatura, ecc.

 

Per evitare il contatto con i organi in movimento durante le varie fasi lavorative, è necessario impiegare le attrezzature con tutte le protezioni ed attenersi alle modalità operative previste nei libretti d’uso e manutenzione, per mantenere le condizioni di sicurezza. È altresì importante mantenere sempre una corretta lubrificazione di qualsiasi organo soggetto ad usura ed adottare i piani di manutenzione indicati nei libretti d’uso e manutenzione. È poi assolutamente vietato indossare vestiario che potrebbe impigliarsi negli organi in funzione.